4 Dicembre Santa Barbara

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Oggi, giovedì 4 dicembre, si festeggia nella Chiesa Cattolica e in quella ortodossa Santa Barbara, invocata contro la morte improvvisa per fuoco, patrona dei minatori, protettrice da fulmini e saette, patrona degli addetti alla preparazione e custodia degli esplosivi, più in generale, di chiunque rischi di morire di morte violenta e improvvisa. Santa Barbara è anche protettrice della Marina Militare italiana, dei Vigili del fuoco, delle Armi di Artiglieria e Genio; oltre che dei geologi, dei montanari, dei lavoratori nelle attività minerarie e petrolifere, degli architetti, degli artisti sommersi e dei campanari, nonché di torri e fortezze, dei dipendenti Anas, dei Cantonieri ecc. La Santa nacque nel 273 d.C. in Asia Minore, nell’attuale Izmit, porto della Turchia, a quei tempi Nicomedia, per poi trasferirsi a Scandriglia, in provincia di Rieti, poiché il padre, fanatico pagano, era un collaboratore dell’imperatore Massimo Erculeo, che gli aveva donato ricchi e vasti possedimenti in Sabina. Barbara, con una vita riservata, intenta allo studio, al lavoro e alla preghiera, aveva una spiccata intelligenza, era portata alla meditazione, si mostrava sensibile ad accogliere il verbo della nuova fede cristiana che condannava l’idolatria, il fasto e le ingiustizie del Paganesimo ed era una bellissima ragazza, richiesta in sposa da molti pretendenti, sebbene non avesse intenzione di convolare a nozze, poiché desiderosa di consacrarsi a Dio.

Il padre, Dioscuro, di religione pagana, non accettando la sua decisione, fece costruire una torre per rinchiudere la fanciulla al suo interno, tenendola, così, alla larga dai suoi numerosi pretendenti. La ragazza, prima di entrare nella torre, volle immergersi 3 volte nell’acqua in una piscina vicina all’edificio per ricevere il sacramento del Battesimo. Per ordine di Dioscuro, la costruzione avrebbe dovuto avere 2 finestre, ma Barbara volle aprirne 3, in onore della Santissima Trinità. Fu allora che il padre, venuto a conoscenza che la figlia si professava cristiana, decise di ucciderla. Barbara, passando miracolosamente tra le pareti della torre che la imprigionava, fuggì ma, tradita da un pastore, cadde nelle mani del padre, mentre, per castigo divino, il gregge del pecoraio si tramutò in uno sciame di scarabei. Dioscuro la trascinò davanti al giudice affinché fosse torturata e uccisa. Quest’ultimo decise di far avvolgere il corpo della fanciulla in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare in ogni parte. Durante la notte, Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata. Il giorno seguente, il giudice la sottopose alla tortura con piastre di ferro roventi, ma le fiamme, accese per tormentarla, si spensero quasi subito. Non ancora contenti Barbara venne frustata e condotta, nuda, per la città, ma lei tornò miracolosamente vestita e sana. Alla fine, il giudice le impose il taglio della testa e Dioscuro stesso eseguì la sentenza. Mentre la testa di Barbara cadde al suolo, una saetta, discesa dal cielo, incenerì il suo crudele padre. Santa Barbara è stata una delle figure femminili più popolari del Medioevo e la sua storia è stata raccontata infinite volte, sempre con particolari diversi, proprio perché nessun documento e nessuna notizia sicura poteva contraddire qualsivoglia leggenda e fantasia.
Emblematico l’episodio leggendario summenzionato, secondo cui, non appena la testa recisa di Barbara cadde a terra, un fulmine, scoccando dal cielo, incenerì il padre. Il fulmine, simbolo di una giustizia più simile a una vendetta, è il particolare-chiave della devozione per la Santa nei secoli… non a caso, è invocata a proteggere dai fulmini. Con l’invenzione della polvere da sparo e delle armi da fuoco, sembrò che anche l’uomo fosse in grado di scagliare folgori, altrettanto improvvise e mortali. Fu così che il culto di Santa Barbara si diffuse tra coloro che maneggiavano “il fulmine” artificiale: artificieri, cannonieri, pirotecnici, artiglieri, fochisti e vigili del fuoco. Con il nome di «santabarbara» vennero indicati, come noto, i depositi di munizioni nelle fortezze o sulle navi: luoghi, così come le polveriere, posti sotto l’immediata protezione di questa Santa. Santa Barbara fu percossa con le verghe, torturata col fuoco, subì il taglio delle mammelle e altri atroci tormenti, sino ad essere decapitata per mano del padre, a sua volta incenerito, subito dopo, da un fulmine. Secondo la tradizione, le verghe con le quali il padre la picchiava, si trasformarono in piume di pavone (tanto che la Santa viene a volte raffigurata con questo simbolo) ed è dolcissimo l’episodio della fanciulla che supplica il Signore di coprire le sue nudità. Barbara infatti, non implora Dio quando i suoi carnefici infieriscono sul suo corpo, ma quando la espongono al disprezzo della gente. Ecco che, nuovamente, il Signore, interviene, inviando una schiera di angeli che ricoprono la fanciulla con candidi veli per coprirne le carni torturate. Questa leggenda è la metafora della lotta fra i due mondi, quello pagano e quello cristiano.

Il corpo della Santa, dal 1009, è venerato nella chiesa veneziana di S. Giovanni Battista a Torcello. La reliquia del cranio era custodita prima in un busto ligneo, poi in uno di metallo, nella chiesa di S. Barbara dei Librari. Con la soppressione della parrocchia di S. Barbara, il 15 settembre 1594, la reliquia venne portata a San Lorenzo in Damaso. Il reliquiario, parte in argento, parte argento e bronzo dorato, è attribuibile alla prima metà del XVI secolo. Il Diario Romano (1926) indica a S. Maria in Traspontina, nell’altare a lei dedicato, il frammento di un braccio. Alcune reliquie non insigni di S. Barbara sono conservate, in un cofanetto del XII secolo, nel Tesoro di S. Giovanni in Laterano. Nel mondo S. Barbara è venerata in Svizzera, Spagna, ex Cecoslovacchia, Egitto, Belgio, Olanda, Inghilterra, Austria, Germania, Romania e Francia. A La Plata in Bolivia, a Bolivar nell’Equator e a Majorca, S. Barbara è la Patrona della città. Si racconta che tanti secoli fa, una vecchietta tornando a casa dalla campagna, vide in un burrone, denominato “Ricune”, poco distante da Piane Crati, una donna bellissima che pascolava un gregge.
La donna disse alla vecchietta: “Io mi chiamo Barbara e questo gregge che io pascolo sono i tuoi compaesani; perciò desidero che Piane Crati si consacri a me”, e scomparve. L’anziana signora ritornò in paese per riportare la lieta novella¸ Piane Crati si consacrò così alla Santa che lo protesse più volte. Pare, infatti, che un giorno si sia scatenato un grande temporale ed un fulmine, caduto sulle baracche, uccise molte persone, ma i pianoti rimasero inspiegabilmente illesi. Con un secondo miracolo, la Santa avrebbe salvato i suoi protetti dalla peste che colpì l’hinterland cosentino nel Seicento. Proprio in quest’occasione, i pianoti videro una seconda volta S. Barbara che toglieva gli stracci infetti, giacenti nei dintorni del paesello.Si racconta, inoltre, che una certa Betta di Donnici Superiore, sposata con un pianota di nome Giuseppe Tosto, al ritorno dal suo paese natio, incontrò S. Barbara che le disse di essersi recata a Donnici per salvare una pecorella smarrita. Dopo poch , ore un violento sisma distrusse Donnici Superiore. Il 4 dicembre, in occasione della festa di S. Barbara, i pianoti offrono “pannicelli” e “taralli” alle persone che chiedono la cosiddetta “pietanza” Si tratta di vecchia consuetudine con un grandissimo insegnamento: quello di aiutare le persone bisognose. Il 4 dicembre, è ancora viva in molte famiglie del nostro Paese, l’’usanza del “ramo di Barbara”. In questo giorno, si tagliano i rami di ciliegio e si mettono in un vaso pieno d’acqua vicino alla luce. Dopo 21 giorni, a Natale, questi fioriscono. Prima che l’albero di Natale fosse conosciuto, i rami di Barbara erano considerati simbolo e ornamento del Natale. Con i loro fiori, simboleggiano la luce, ricordando agli uomini che non e? lontano il sole che a primavera portera? nuovi fiori. Ecco alcuni proverbi e preghiere sulla Santa :”Santa Barbara benedetta, liberaci dal fuoco e dalla saetta!”, ! La nostra vita è il fuoco, la nostra fede è Dio per Santa Barbara Martire! (dalla Preghiera dei Vigili del Fuoco); “Se a Santa Barbara piove assai, altri quaranta dì aspetterai!”, “Santa Barbara, piedi al fuoco e guardala!”.